Romualdo Battisteri l'aveva convinto. Doveva morire. Così l'avevano rapito. Era bendato, aveva le mani legate nel suo nascondiglio segreto. Era nudo e bendato e sembrava morto. Tanto per passare il tempo l'avevano frustato e bruciacchiato un po', ma senza ucciderlo. Microscopiche macchie di bava gli colavano sull'addome. Aveva degli strani graffi sul collo. Prima aveva urlato, ma l'avevano deriso. Spaventato aveva detto: 'Alea jacta est'. Naturalmente l'avevano ignorato. Ora si preparavano a spaventarlo, anche se Romualdo Battisteri diceva che non era sufficiente, per quello che aveva fatto. Erano proprio intenzionati a fargliela pagare. Fuori era una perfetta serata di inverno, l'aria era appena mossa da un venticello, non si sentiva un rumore. Konrad disse: 'Ha urlato di nuovo'. In un certo senso si sentiva in colpa. Continuava a venirgli in mente Mariannette ed il modo in cui gli diceva sempre 'Un pranzo nudo è naturale per noi, noi mangiamo sandwiches di realtà'. Improvvisamente si udì un sibilo di frusta e degli uomini in tuta mimetica piombarono nel nascondiglio segreto. Un fiotto di sangue schizzò sulla parete di fronte, mentre Romualdo Battisteri piombava a terra, morto sul colpo. Konrad fu inquadrato dal laser di uno degli uomini armati. Fu l'ultimo dolore che provò. Poi più nulla. Uno degli uomini armati si avvicinò all'uomo nudo e bendato. Dietro il casco antiproiettile si intravvedeva un'espressione schifata. 'Controllate come sta il Ministro della Sanità' - disse. Poi il Ministro della Sanità morì.
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