sabato 25 aprile 2009

UNA VECCHIA AVVENTURA

Pedissequo, superfluo scanzonamento, vaffanculo, perché due diviso tre, ‘mbè, fa 73 al paese cubico esponenziale; scienziati negri formulavano fratellanze rudimentali, mentre mi sollazzavo a gonfiare palloncini divinatori pieni di collera esiziale. Un microscopio veniva instaurato proprio nella parte periferica del mio volere. Spesso lo avevo intuito, grazie ai sensi divini che possedevo da ere preistoriche. Decisi, dunque, immantinente di piallare cotale nequizia con facoceri appestanti. Dico a Me Medesimo Altissimo: “che cazzo farò domani quando finiranno le provviste?” Dunque partii alla Voltron, verso catene di supermercati Vegè. Entrai dove nessuno osava sfamarsi con ossa di zebre e bisonti. Una cassiera sbadata sculettava senza sapere che io la aborrivo con somma alterigia. Chiesi alla dissoluta baldracca: “addò l’accatti sta carne ‘mperudita?”. Costei tentennava alquanto mentre sbraitava. Spalancai l’Astuccio sacro ed estrassi tre ghiacciai del Maghreb; uno russo, l’altro mezzano e l’ultimo gay. Il primo minacciava con valanghe fumanti ininterrotte. Il secondo morì istantaneamente, il terzo chiamò Reinhold Messner che, irritato sventrò la malcapitata commessa con Piccozza 7 detta “Levissima”. Deceduta la meretrice, saccheggiai le cantine, rubando sofficini scaduti dal freezer. Poi inscatolai il direttore con l’ausilio dell’Apriscatola 49, donatomi dal Sig.Moretti imbalsamato. Un mastino ferrigno intanto osava oppormisi nei meandri del parcheggio sottostante. Odiavo canidi di razza ibrida; così estrassi l’Astuccio traendone una sciabola bionica appartenuta a Fulgenzio Visone. Il molosso fu colosso cadente e stramazzò immediatamente. Ringhiante essere era nascosto dietro mucchi di attrezzature per neonati superdotati. Chiamavasi Polibio Carcassa: modesto distruttore di roccaforti cenciose. Decisi di spiegargli come evitare la mia funesta potenza, ma quello non comprendeva. Allora decisi di eliminarlo pietosamente. Esclamai: “Ora schiatterai senza parlare oltre! Se quel mastino mi obbedisce, la prossima mia decisione sarà pietosa oltremodo”. Intendi confessarti, bastardo canide inutile?”. Il deceduto animale, impotente, non parve proferir verbo. Allora sentenziai una complicazione: “oggi, lunedì 17 (venerdì), dispongo di porre termine alla chiusura delle gabbie, quindi dopo che vorrò, tu dovrai rispondere a tre quesiti: 1) Mangiafuoco possiede tre porcellini saraceni…” Carcassa: “Eh?”. Calai subitaneamente un fendente all’orifizio baritonale dell’esitante veterano, padrone di ingiuste tiritere e, soddisfatto, mi incamminai presso l’asilo monumentale situato a Meridione. Giunto colà, bussai tre volte con estrema perizia e, dopo aver atteso ben tre secondi, sfondai la cedevole anta e mi introdussi nel mocciosaio, onde snidare i guardiani demoniaci pigmei addetti alla crescita esponenziale di vecchi sacchetti colmi di carne avariata. Petulanti gnomi si frapponevano tra me e le giuste intenzioni. Suppliziai costoro con virulente ondate pullulanti di verderame rinsecchita e passai al vecchio sistema operativo: estrassi Giungla 3 abbinata a Cobalto Sparatappo, sosia di Ignazio Silone; verzura sortì dalle pareti color Romino, liane sbucarono dal soffitto, pendendo smisurate verso gli incompleti androni dell’asilo. Planai dal firmamento sostenendomi a deltaplani ammuffiti a forma di falco e mitragliai alcuni vietcong nani sortiti dagli anfratti umidi della scuola. Atterrai dove Rambo agonizzava sotto il padiglione centrale e raccolsi le armi inutili dell’italoamericano; colà mi equipaggiai con estrema cautela e riempii le damigiane portatili con il Napalm. Piano A: imbottire Rambo di C4 e lanciarlo a velocità smodata verso docenti minacciosi, poi saltare verso le combriccole carnose e trafugare rapidamente dagli zainetti dei compagni infanti. Quindi ripulire l’istituzione primaria con ingenti quantità di plutonio arricchito. Piano B: telefonare alla Cambogia, ove si celano i carnefici di Kurtz, e dire a Trautman di chiamare a casa Corvo, perché Rambo è deceduto. Fuggire dunque dalle fogne utilizzando i ratti negri tratti da “Mogadiscio Playout”. Piano C: nuclearizzare la zona. Opzionai il piano ultimo: Bomba H bussava tremendamente alla zip del mio Astuccio, ma io indugiai poiché sarebbe stato un pietoso quanto superfluo spreco sottoporre l’area a cotali quantità di stronzio carnoso per così poco giubilo. Trafugai proteine a tonnellate e sgusciai ratto tra i corpi debosciati fin dove le gambe mi trascinarono. Fuggii da polveri radioattive e diressi i miei passi verso ignote vie gustando il frutto altamente logico della mia ottemperanza. Boeri santificarono quelle vergini risparmiate un giorno da Me Possente. Così mangiai due negri al salmì e restaurai l’antica fede razzista.


Romino Gagarin,

Grande Purificatore dell’Aldilà altrui