martedì 31 luglio 2007

L’ASCESA DI ROMINO

PARTE I


Sono potentissimo a mangiare e a gettare sentenze; l’altro ieri sentenziai mia nonna; per l’appunto la giustiziai. Era decrepita, arrancava nella vita, per mio disgusto. Ah materia, che male ho fatto per meritarmi simile baldracca?! Non volevo, nonna, eppure ho dovuto ucciderti. Fatta a pezzi, ripensai all’infanzia, età di mutilazioni. Un giorno invitammo una famiglia: avevo poco più di tre anni. Costoro baccanavano. Io corsi in cantina e afferrai l’ascia di famiglia marchiata “Estinguero”; dal congelatore ne trassi piranha ghiacciati e carne putrefatta. Rimpinguai i vassoi di cotali pietanze. Ferro e ghiaccio selle labbra, occhi sanguinari e quel po’ di dignità sparirono dalle bocche dei peccatori. Misi un dito in culo a mia zia cercando di conoscere vergognose profondità: il ditino odorava di escremento primordiale. Non lo feci mai più. Andai fin dove papà mi esortava ad obbedire, allora gli risposi: “Basta, io ripudio la casa vostra e decido autonomamente i presupposti per sterminare a caso ogni peccatore corrente”. Quindi trassi zaino Ben Johnson, conosciuto meglio come Estinguero Doping, ricettacolo odierno di stupefacenti nocivi. Andai presso la parrocchia, parlai col parroco sodomita dicendo: “Muori con agonia ed estremo rimpianto!”. Divenni pacifico solo con dovuta determinazione, poiché è giusto fare ospitalità a poveri senza tetto che possono salvarsi e pure nutrire emozioni dovute. Ovviamente scherzavo. Odio pensare alle forme di tali incresciosi incontri. Perirono tramite sette motozappe inarrestabili a kerosene, ognuna con veleno datogli tramite siringhe. Evacuai l’ambiente disinfestandolo da anime tarlate e rasi al suolo la casa e l’intero quartiere. Qui comincia la storia di Romino Gagarin, inquisitore dell’universo siderale. Adolescenza: per campare vendevo fagotti pieni di monete rubate all’Abominevole Prelato Succhiauccelli che, ben si sa, violentava chiunque passasse. Nel tempo mi accorgevo che donare nuoceva al fegato sottoscritto di Me medesimo. Bevvi più pozioni eccitanti, dopandomi prima di primandomi; dopo essermi lavato mi potenziai le ascelle alla fonte proibita. Uccidevo per mio piacere senza lavarmi i piedi. Godevo della tortura su miseri esseri inconsapevoli che peccavano in malo modo. Una fanciulla mi desiderava; io non sapevo accettare l’idea di dover copulare. Allora l’amore fuggì. Caddi nella spirale automatica e contorta; mentre inserivo il pene provai un sentimento erotico sequenziale e allegro cantai lodi ai Maestri Cantori Tibetani. Quando avevo 14 età le palle vorticavano incresciosamente senza tregua, allorché mi iniettai alcune sostanze strane che ricavai da arbusti boliviani stracotti con contorno di genziana sicula. Tutto ciò tramutò Me medesimo accrescendo vigoria et spietatezza indefessa. Voglioso di smembrare ancora poveretti, chi ci capitava immancabilmente finiva i suoi miseri anni nonché secondi di vergogna. Presi la pianta nascosta velenosa passandola sulle lingue dimenticate, contaminando tutto l’organismo planetario. Crescevo col giudizio innato a Me concesso, facendo supplizi graziosi. In quei giorni fulmini dentro saette rombavano ribelli a comando. L’Escrescenza sortì dal Rene Spaziale, comandante onirico dei boy-scout sornioni. Vedevo astucci e sognavo di suppliziare l’estremo monaco anglosassone rifugiato a Tivoli. Ottenevo cose inaudite iniettandomi visioni interminabili. Neuroni (pochi) protestavano male nel cranio di Me medesimo. Afferrai un culo primitivo e peloso e me ne servii facendo quattro spaghetti chiodati e letali. Mangiai ogni briciola con ingordigia facendo rutti ancestrali che subito penetravano dentro la materia grigia purificando dentro il cranio le tendenze peccatrici e fustigandole innumerevoli fiate. Morirono immantinente. Capii allora che uno solo era ancora vivo: Abbarbicatus VIII. Consapevole di ciò potei cominciare il destino che mi era assegnato. Superai i venti inverni allorché Zendur Divenom mi investì della carica primaria di Santo Mietitore della Cappella Sistina. In breve bonificai ‘utto coso con l’aiuto della Santa Provvidenza Inquisitoria. Le motozappe le nominai principali sterminatrici; fresando e cogliendo i frutti raggiunsi l’apice della misericordia papale. Perdevo colpi 8mm dalle orecchie, per cui le tappai con acidi spietati rinforzandomi le membra oltremodo. “Basta!”. Fu allora che imbracciai la carriera di Genocida della Mesopotamia.. Zendur Divenom, mio maestro inferiore, venne a redarguirmi, errando; proposte sconce mi propalò noncurante di quanto lo detestassi. Subito partì un manrovescio istigatomi ingenuamente. Colpendo le pudenda dell’altisonante Pontefice Nero, urlai con sublime ferocia: “Misero, non sarai più considerato materia. Allora ci riterremo antagonisti immediatamente. Di due solo uno resterà vivo. Preparati, oggi precipiterai dentro otri d’abisso e colà abbandonerai questo tuo costume altezzoso”. Sfoderai l’acciarino situato in profonde sacche e accesi l’Avvento. Sfregai il prelato nella sua maldicenza; ovviamente prese ad ardere malamente. L’odore malsano raggiunse financo Bevilacqua, noto truffaldino abile nel disinnescare genocidi. Tale suo fastidioso uffizio procuravami enormi fastidi alla mente esecutrice e attivò l’unica molecola in grado di obbedire a tali imperativi:


  1. Moltiplicare sempre dolori e piaghe altrui;
  2. Invocare l’aiuto di pianole lanciafiamme;
  3. Costruire trappole a dismisura ormonale;
  4. Instaurare prostitute senza pube peloso;
  5. Fondare clan imperiali armati male;
  6. Trasmettere malattie infettive tramite Baci Perugina;
  7. Visualizzare le orecchie tappate per articolare allucinazioni inconsce;
  8. Mai rubare leccornie a Me medesimo:
  9. Estirpare l’oscuro signore cattolico;
  10. Venerare Unico e incontrastato Sire Purificatore.



PARTE II

Il giorno dopo pervenne un messaggio fondamentale dall’aguzzino di Bevilacqua: “lei sta approfittando arbitrariamente dei poteri concessili dal Creatore; per tale increscioso espediente ritengo doveroso declassarla prima ad Identificatore Zerbini, senza libertà di scelta; poi, con dispiacere falso, ritengo che scempi cotali meritino una ripassata esemplare tramite elettroshock. Per cui dispongo la purificazione vostra immediata attraverso pogrom siderurgici siti nella Contea di Worbick sul burrone. Ossequiosi saluti, attendo con ansia la risposta”. Euforicamente spellai il messo malcapitato e sulla pelle impressi il logo seguente: “distinto sciacquino saccente, ‘mparate a laverete prima de parlà co Me medesimo. Scordate la fessa poiché prossimamente mutilerò la vostra persona nelle parti indispensabili”. Caricai a molla un chierichetto meccanico trasportatore di pene indefinite e lo inviai presso la Fonte Prosciugata ove svernava il burocrate indisponente. Giunse in risposta uno strano cyborg ricchione dotato di apparecchio comunicatore desueto: “lei, comunemente considerato voltagabbana, è sottomesso irrimediabilmente alla mia potestà, quindi ubbidisca alle direttive primarie del priorato”. Io cordialmente lo esulcerai in superficie tracciandogli alcuni motti della Setta di Alamut sulla crosta robotica:
Motto 1°: Panettone Motta uccide chi non mette chiarezza nelle parole del matto;
Motto 2°: Metto pace solo quando i matti se fanno Maometto;
Motto Triangolo: Mitti gl’aseno dento la marnella matta.
Affidai il rottame alla betoniera gentile, nota come Atomic Desire che, ratta, lo condusse al mittente. Il pennivendolo non reagiva proprio, sicchè piuttosto indispettito mi sollecitai medesimamente a concepire vendetta: costruii un torturatore bionico con rastrelli elettrici di efficacia incontestabile e pialle roventi che vi agivano a di castratrici clementi. Ancora non ero giunto all’apice della mia creazione attuale poiché un Romino deve soppesare le conseguenze di ogni marchingegno letale prima di soffiarsi il pertugio lombare. Ricondussi presto l’artifizio all’attività primaria per cui era stato creato; quindi attivai Cursore Liechtestein 128 che era controllore del traffico submeccanico e digitai “velocità mach 5²”. Orbene, affidandomi al Giudizio del Destino spedii la diavoleria alla volta del nemico famigerato. Coordinai infallibilmente l’ascissa sul meridiano 136 e cliccai “modalità repulsiva ininterrotta” detta Mandrake. Vortici taglienti sortirono presto dagli antri cibernetici dell’organismo che esultava selvaggiamente al solo rombo castratorio. Quando Bevilacqua si destò intravide saette perforanti disegnate sul prepuzio ormai spacciato. Gridò: “Ahimè, povero cappone! Come ficcherò ora che sono privo di virile materia? Oh Diva Provvidenza, accorri a sostegno del tuo pargolo prediletto!”. Mentre il mio intelletto inaspriva il supplizio alla sua volta, la Dea apparve in tutto il suo squallore libidinoso asserendo: “Oh figli, cotali diverbi nuociono gravemente al mondo tutto. State esagerando, orsù riappacificatevi subito, da bravi”. Io sghignazzavo felice poiché la pena era meritata; però ella ritenne doveroso ammonirmi sensualmente; alchè l’impulso primario s’attivò impellente. Sfoderai Seggia Scoccio Ingravidante munita di ormoni virali crepitanti, per l’inseminazione divina. Afferrai Zaino Ben Johnson al fine di trarre diletto erotico dalle sue droghe, mentre la Meretrice ansimava sfregando i testicoli del Bevilacqua come gingilli antistress. Il povero guardiano piangeva invano poiché Noi (io e la pottana), somme divinità, godevamo all’unisono. Dopo tale coito preliminare giunse la successiva copula conosciuta come fase di gratificazione sessuale senza freno, meglio nota come “Dreyfuss 15° McLaren Porno”; accesi il lume fecondatore e incendiai le ovaie con seme ultraterreno intellettivo. Virus cappadociani motorizzati si autoreplicavano a dismisura generando un astuccio rampollo. Singolare strumento, era invero tale e quale al parto cerebrale che sovrastava l’Olimpo allorché Giove s’incupì alla vista di Me medesimo. Lo spalancai frugandovi ferocemente: trovai una foresta appuntita e la temperai grossolanamente dentro Ernesto a di temperino. Nel frattempo la mia fiamma libidinosa si spense e la Diva fu congedata. Ora, miei signori, tale vicenda si fonda su una sola arma: l’Astuccio Purificatore, mezzo uomo, mezzo fagotto, mezzo universo parallelo condotto qui dalla Baldracca Onnisciente.


Romino Gagarin, Grande Purificatore dell’Aldilà altrui.


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