giovedì 23 maggio 2013

ALLA CONQUISTA DELL'AFRICA NERA

Adesso è l’ora di stabilire quali priorità devono apparire fondamentali. L’inizio del mio vagare fu deciso dalla Divina Provvidenza perché il mio volere è destinato a sconfiggere chiunque osi soltanto pensare lontanamente di contestare la Regola del Tagliere.
Fu circa venti anni fa che decisi di intraprendere questo lungo viaggio. Avevo addosso solamente una mutanda sacra e un gigantesco machete. Ero giovane allora, ma la mia volontà superava di gran lunga quella del povero Gigliola Cinguetti.
Non capisco il significato di certi comandamenti. Infatti prediligo vendette e sbranamenti coatti.
Il cammino che compii è biblico e difficilmente ripetibile visto che i mutandoni erano a forma de falco.
Narrando questa storia epica mi viene voglia di mettermi a pisciare verso l’Universo però, seriamente, la strada era complicata nonché pregna di trabocchetti. Quando arrivai a metà del tragitto mi chiesi quale strumento sapesse aiutarmi a trovare King Kong. La mente di un plesiosauro evita Gigliola Cinguetti ma cerca sempre di arrivare là dove King Kong è sovrano indiscusso. Quindi corsi alla Lewis verso quel luogo peninsulare chiamato Abominio 7° Dan Jurassic.  Alla confluenza di determinati vincoli mi bloccai riflettendo sulla sedia appartenuta a Cheope Cinguetti: come Velociraptor sono giunto qui per defenestrare le vecchie scimmie urlatrici africane dal podio continentale.

La sorella minore di Gigliola Cinguetti era Moviola Cinguetti, abile maneggiatrice calcistica, nonché esperta di Africa Nera; così le chiesi se per caso potesse mostrarmi il suo culo e verificare se l’inguine era montato correttamente. Indagai solerte fino a fracassarle l’osso sacro, quindi immersi i resti della carcassa nella selva congolese, dove speravo di incontrare il gigantesco primate. “Hai finito de corre, negro.” dissi ad un pigmeo di passaggio. Quello non mi comprese, quindi gli spiegai tutto quello che doveva fare per sopravvivere ancora un po’: “Vagliò, piglia la mappa de Santiago de Congo e iniettala subito nelle viscere della mamma di King Kong. Lei sicuramente conosce il significato del Grande Negro e del suo potere”.
Il codardo annuì tacitamente con un sibilo che mi fece irritare. Presi un tubero allucinogeno e lo lanciai contro la sua coccia negra, che rimbalzò al suolo di Gran Tamburo Equatoriale. Strappai le cosse inutili del nano e sentenziai il noto motto mesopotamico: “nessuno è perfetto tranne la coperta che campeggia sul mio sacro letto”. La sola cosa da fare è recapitare di schianto la poltiglia melmosa a chi comanda.
Re Fagiolino era sovrano de tutto coso qui in Negrolandia, ma ominidi abietti sostenevano che poteri ultraterreni lo potessero relegare nelle brache smerdate del fiume Mekong. Io preferisco la vecchia usanza di tagliare le appendici superflue onde evitare sorprese militari; dunque saltai subito in mezzo ad un gruppo di pastori sodomiti cercando la via più comoda, ma non ci capivo assolutamente niente così iniziai la defenestrazione pluviale primaria. King Kong, dopo aver cagato a lungo, generò uno stronzo particolare, alto diverse braccia e largo il doppio della Montagna Spaccata. Eppure volevo il suo trofeo, affinché potessi fregiarmene per dominare l’alta borghesia centroafricana.
Casablanca era piena di omuncoli nati male, ma che non sapevano ancora che l’ira si moltiplicava dentro di me. Stavolta mi trasformai in guerriero Gatsu e decisi subito di decollare alcuni trogloditi acquattati dentro Assuncao, negro brasiliano famoso per  moltiplicare i fili interdentali dentro l’unica coccia possibile e poi silenzio. Sterminai le moltitudini urlanti senza respiro e giunsi fermo alla stazione dove sosta King Kong.
A proposito, credo che gli ultimi primitivi rimasti cantassero l’inno ugandese: “New York, New York”.
Non vidi la sagoma dell’immane bestione poiché celata dietro il poster di Claudio Baglioni, eppure l’odore della fetecchia villosa sgusciava dal pertugio baritonale: “Beccato, cacato, soppresso! (detto di Formichiere 21°), vabbuò, me sento ‘oglia de abbià sette grattacieli ‘ncapo a sto gorilla de merda. Dei, accorrete in Sei e poi sparite nei pertugi pigmei!”.
Il primate era confuso dalla mia solerzia evocativa e chiese umilmente delucidazioni circa l’intimazione popolare riguardante le 12 piaghe d’Egitto. Gli feci capire che i quesiti erano andati a puttane poiché tal dei tali abita dentro la coccia de Gigliola Cinguetti: “Allora gorilla, apri le recchie, accà comando pè sempe. Fin quando posso fracassarti scelgo di farlo, tanto Sei so gli Dei e a me non me garba pè niente che tu giri incontrastato pè la ferrovia della mia giungla prediletta. Quindi deciditi, piecoro marrò, e fai la processione ‘nsema a Gigliola Cinguetti oppure te fracasso l’osso grosso conosciuto anche come cranio di riserva”.
Non capiva dove volevo arrivare, cioè all’Università de Cile, nota scuola per apprendisti sterminatori, dove io mi prevedo Gran Maestro.
“Quindi vattene a Corieni, oppure a New York”, ma lui non deglutì ed io finalmente calai l’Asso di Morte sulla coccia scimmiesca del Re delle scigne, senza colpo ferire.
Agonia del Mistero. E forza Battistero. Evviva Zapatero.


                                                      
Romino Gagarin
Giustiziere dell’Aldilà altrui

1 commento:

Anonimo ha detto...

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