Adesso è l’ora di stabilire quali priorità devono apparire
fondamentali. L’inizio del mio vagare fu deciso dalla Divina Provvidenza perché
il mio volere è destinato a sconfiggere chiunque osi soltanto pensare
lontanamente di contestare la Regola del Tagliere.
Fu circa venti anni fa che decisi di intraprendere questo lungo
viaggio. Avevo addosso solamente una mutanda sacra e un gigantesco machete. Ero
giovane allora, ma la mia volontà superava di gran lunga quella del povero
Gigliola Cinguetti.
Non capisco il significato di certi comandamenti. Infatti prediligo vendette e sbranamenti coatti.
Non capisco il significato di certi comandamenti. Infatti prediligo vendette e sbranamenti coatti.
Il cammino che compii è biblico e difficilmente ripetibile visto che i
mutandoni erano a forma de falco.
Narrando questa storia epica mi viene voglia di mettermi a pisciare
verso l’Universo però, seriamente, la strada era complicata nonché pregna di
trabocchetti. Quando arrivai a metà del tragitto mi chiesi quale strumento
sapesse aiutarmi a trovare King Kong. La mente di un plesiosauro evita Gigliola
Cinguetti ma cerca sempre di arrivare là dove King Kong è sovrano indiscusso. Quindi
corsi alla Lewis verso quel luogo peninsulare chiamato Abominio 7° Dan Jurassic.
Alla confluenza di determinati vincoli
mi bloccai riflettendo sulla sedia appartenuta a Cheope Cinguetti: come
Velociraptor sono giunto qui per defenestrare le vecchie scimmie urlatrici
africane dal podio continentale.
La sorella minore di Gigliola Cinguetti era Moviola Cinguetti, abile
maneggiatrice calcistica, nonché esperta di Africa Nera; così le chiesi se per
caso potesse mostrarmi il suo culo e verificare se l’inguine era montato
correttamente. Indagai solerte fino a fracassarle l’osso sacro, quindi immersi
i resti della carcassa nella selva congolese, dove speravo di incontrare il
gigantesco primate. “Hai finito de corre, negro.” dissi ad un pigmeo di
passaggio. Quello non mi comprese, quindi gli spiegai tutto quello che doveva
fare per sopravvivere ancora un po’: “Vagliò, piglia la mappa de Santiago de
Congo e iniettala subito nelle viscere della mamma di King Kong. Lei sicuramente
conosce il significato del Grande Negro e del suo potere”.
Il codardo annuì tacitamente con un sibilo che mi fece irritare. Presi
un tubero allucinogeno e lo lanciai contro la sua coccia negra, che rimbalzò al
suolo di Gran Tamburo Equatoriale. Strappai le cosse inutili del nano e
sentenziai il noto motto mesopotamico: “nessuno è perfetto tranne la coperta
che campeggia sul mio sacro letto”. La sola cosa da fare è recapitare di
schianto la poltiglia melmosa a chi comanda.
Re Fagiolino era sovrano de tutto coso qui in Negrolandia, ma ominidi
abietti sostenevano che poteri ultraterreni lo potessero relegare nelle brache
smerdate del fiume Mekong. Io preferisco la vecchia usanza di tagliare le
appendici superflue onde evitare sorprese militari; dunque saltai subito in
mezzo ad un gruppo di pastori sodomiti cercando la via più comoda, ma non ci
capivo assolutamente niente così iniziai la defenestrazione pluviale primaria. King
Kong, dopo aver cagato a lungo, generò uno stronzo particolare, alto diverse
braccia e largo il doppio della Montagna Spaccata. Eppure volevo il suo trofeo,
affinché potessi fregiarmene per dominare l’alta borghesia centroafricana.
Casablanca era piena di omuncoli nati male, ma che non sapevano ancora
che l’ira si moltiplicava dentro di me. Stavolta mi trasformai in guerriero
Gatsu e decisi subito di decollare alcuni trogloditi acquattati dentro
Assuncao, negro brasiliano famoso per
moltiplicare i fili interdentali dentro l’unica coccia possibile e poi
silenzio. Sterminai le moltitudini urlanti senza respiro e giunsi fermo alla
stazione dove sosta King Kong.
A proposito, credo che gli ultimi primitivi rimasti cantassero l’inno
ugandese: “New York, New York”.
Non vidi la sagoma dell’immane bestione poiché celata dietro il poster
di Claudio Baglioni, eppure l’odore della fetecchia villosa sgusciava dal
pertugio baritonale: “Beccato, cacato, soppresso! (detto di Formichiere 21°),
vabbuò, me sento ‘oglia de abbià sette grattacieli ‘ncapo a sto gorilla de
merda. Dei, accorrete in Sei e poi sparite nei pertugi pigmei!”.
Il primate era confuso dalla mia solerzia evocativa e chiese umilmente
delucidazioni circa l’intimazione popolare riguardante le 12 piaghe d’Egitto. Gli
feci capire che i quesiti erano andati a puttane poiché tal dei tali abita
dentro la coccia de Gigliola Cinguetti: “Allora gorilla, apri le recchie, accà
comando pè sempe. Fin quando posso fracassarti scelgo di farlo, tanto Sei so gli
Dei e a me non me garba pè niente che tu giri incontrastato pè la ferrovia
della mia giungla prediletta. Quindi deciditi, piecoro marrò, e fai la
processione ‘nsema a Gigliola Cinguetti oppure te fracasso l’osso grosso
conosciuto anche come cranio di riserva”.
Non capiva dove volevo arrivare, cioè all’Università de Cile, nota
scuola per apprendisti sterminatori, dove io mi prevedo Gran Maestro.
“Quindi vattene a Corieni, oppure a New York”, ma lui non deglutì ed
io finalmente calai l’Asso di Morte sulla coccia scimmiesca del Re delle
scigne, senza colpo ferire.
Agonia del Mistero. E forza Battistero. Evviva Zapatero.
Romino Gagarin
Giustiziere dell’Aldilà altrui
1 commento:
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